EDITORIALE
di Salvatore Fava
La poesia, lo sappiamo, è in crisi editoriale e letteraria da molti anni. Ma allora perché un nuovo giornale di poesia? La risposta è semplice: questo è il nostro lavoro. Un lavoro che amiamo, che innoviamo, un lavoro in cui investiamo tante energie. Come editori e poeti abbiamo il dovere di continuare.
La poesia è il genere letterario che vende meno. Questo è un dato di fatto. Le ragioni dello scarso interesse intorno alla poesia sono tante. Della poesia non se ne occupa nessuno: i giornali non ne parlano, non ci sono dibattiti né convegni capaci di attirare attenzione sul tema, le librerie, incalzate dalle migliaia di novità settimanali, hanno espulso dai loro scaffali i libri di poesia, la maggior parte dei concorsi di poesia sono organizzati da persone incompetenti o sono autocelebrativi, in ogni caso non riescono a svolgere una funzione promozionale. Nelle scuole la poesia si studia ancora in maniera tradizionale e appare perlopiù un genere noioso e vecchio, quando invece è tutto il contrario.
A livello editoriale molti editori hanno rinunciato a pubblicare poesia per il basso livello di vendite. Tenere aperta una collana poetica costa e non sei nemmeno considerato. Se un editore, per pubblicare un libro, chiede un contributo all’autore rischia di passare per un approfittatore, sicché la stragrande maggioranze dei poeti italiani pubblica le proprie raccolte con il Self Publishing, praticamente libri a perdere. Se la poesia si vende poco in libreria figurarsi con l’auto pubblicazione. Anche gli editori che, tradizionalmente, pubblicavano poesie, come Guanda e altri hanno tirato i remi in barca e pubblicano solo autori internazionali.
Come ha dichiarato qualche mese fa l’editore Crocetti in una intervista di Carlo Roma apparsa sul sito della Adn Kronos: “ Perché la poesia dovrebbe vendere se non esiste alcuna promozione, se i libri non sono distribuiti, se nessuno ne parla?” La realtà, aggiungiamo noi, è che viviamo in un paese di poeti che scrivono ma non leggono. Se ogni autore di poesie in Italia leggesse un libro di poesie all’anno, tutti i libri di poesie sarebbero dei best sellers. Questo fenomeno della non lettura, non riguarda, come si potrebbe pensare solo i poeti dilettanti o gli emergenti, ma anche poeti di un certo spessore.
Sul piano delle vendite in libreria, una qualche eccezione è rappresentata dalla bianca di Einaudi, diretta da Mauro Bersani, di cui riportiamo il suo pensiero sempre apparso nell’intervista di cui sopra: ” …noi pubblichiamo otto titoli all'anno, ma soprattutto la cosa che ci fa sopravvive è che ristampiamo molto. Su 430 titoli che abbiamo pubblicato dall'inizio ce ne saranno almeno 250 che ristampiamo ogni anno. Questi titoli, in realtà, vendono più delle novità. Se con gli otto titoli nuovi vendiamo tra le 12mila e le 15mila copie quando va bene, arrivando con un best seller a 20 mila copie, con le ristampe di Kavasis, Pavese, Eliot, ne facciamo 25 mila. Tutte le ristampe, insomma, vendono 25 mila copie cui si devono aggiungere le 15-20mila copie frutto delle novità. Questi numeri ci fanno sopravvivere e non ci fanno essere in perdita. Viviamo molto di catalogo. Tutti gli anni abbiamo un libro che vende più di 4mila copie". E’ chiaro che con un catalogo del genere, autori di altissimo profilo, distribuzione Mondadori, qualcosa si fa. Ma quanti sono in Italia gli editori di poesia con questa forza editoriale?
Naturalmente, anche “Il giornale della poesia” è una eccezione. Un nuovo tentativo di dare respiro alla poesia. Una pagina fra le migliaia che si pubblicano in Italia. Un segno che c’è chi ancora ci crede. E infine, un possibile approdo per chi naviga questo mare. Speriamo di non sbagliare. Buona lettura.